I migliori dieci film della sera e della notte tv: la scelta è personale. Per vedere la programmazione completa delle varie reti, consultare Film.tv.it. Si prendono in considerazioni solo i film che incominciano tra le 21.00 e la 1.0o. Attenzione, la programmazione potrebbe cambiare (prima di vedere un film è meglio controllare, sempre su Film.tv.it, la sua presenza in palinsesto). Buona visione.
La scritta FREE indica i film trasmessi da canali non a pagamento.
1. Il portiere di notte, Sky Cinema Italia, h. 0,35.
2. Mulholland Drive, Premium Cinema Emotion, h. 0,45.
3. 21 grammi, Sky Cinema Hits, h. 23,05.
4. Seven, Premium Cinema, h. 23,05.
5. Non è un paese per vecchi, Studio Universal, h. 22,50.
6. Ong-Bak – Nato per combattere, Rai 4, h. 23,00. FREE
7. Il mercante di Venezia, Rai Movie, h. 21,00. FREE
8. Bound – Torbido inganno, Premium, h. 1,15.
9. Il servo di scena, Cult, h. 21,00.
10. Il leone del deserto, Sky Cinema Classics, h. 21,00.
Commento:
1) Il portiere di notte. Rivalutare Liliana Cavani. Niente più del suo cinema rappresenta il nostro cinema anni Settanta, anzi – tout court – i nostri anni Settanta, con i suoi sbandamenti ideologici, la commistione indigeribile ma filmicamente interessante tra tutte le rivoluzioni possibili, da quella politica a (soprattutto) quella sessuale. E femminismo, terzomondismo, misticismo ecumenico e perfino proto new-age. Certo, Liliana Cavani ha sempre dato l’impressione di non essere autore originale ma solo una divulgatrice diligente di temi trattati da altri con ben più radicalità, Pasolini in primis, ma anche Ferreri o certo Visconti (quello della Caduta degli dei). Eppure i suoi film, così poco amati dai critici di ogni generazione, sprezzantemente liquidati come prodotti bassi, sempre bacati dalla pretenziosità e dalla sciatteria stilistica, sono impressi nella nostra memoria e non se ne vanno via. Non se ne andranno mai via. Il portiere di notte del lontano 1974, ad esempio. Solo a raccontarlo mette i brividi. Perché, oggi, un film così non sarebbe non dico realizzabile, ma neppure pensabile. A guerra finita, un’ex internata in un lager nazista ritrova nel dimesso portiere di notte di un hotel l’aguzzino delle SS che stabilì con lei un rapporto sadomasochistico. Si incontrano in una camera dell’albergo, ricominciano quel rapporto. Tra berretti, bretelle di cuoio, divise, frustini, trionfa il feticismo nazi. Chi oggi oserebbe tanto? Ecco, il cinema di Liliana Cavani è la vertigine, è il matto che canta camminando incosciente sull’abisso. Tremo all’idea di rivedere questo film, come tremo ogni volta che mi ritrovo tra le mani la cassetta di Salò di Pasolini e non riesco a infilarla nel videoregistratore. Certo cinema è insostenibile e non so se sia bene o male. Dimenticavo: gli interpreti del Portiere di notte si chiamano Charlotte Rampling e Dirk Bogarde. Da allora i loro nomi sono rimasti associati a questo film e, credo, lo saranno per sempre.
2) Mulholland Drive. Non dirò troppo, perché qualsiasi cosa io dica rischio serissime reprimende, se non ritorsioni, dalla schiera dei lynchiani puri e duri che non tollerano, non dico una sfregio, ma la benché minima sbavatura o approssimazione sul loro idolo. Questo è un David Lynch del 2001, quindi già nella sua fase avanzata, quella in cui butta ogni residua voglia di fare cinema mainstream e se ne frega di ogni coerenza narrativa per levarsi in libertà nella pura visione, o forse delirio. Per i suoi devoti Lynch è il presente, il futuro e il futuro anteriore del cinema. Semplificando, diciamo che Mulholland Drive è uno psycho noir, con una ragazza senza memoria e un’aspirante attrice che si innamora di lei e cerca di aiutarla. Incubi, allucinazioni, fantasmi dal passato e anche dal cinema di una volta. Per gli adepti al culto del maestro, un’opera assoluta.
3) 21 grammi. Con il credito guadagnato grazie al successo sul mercato Usa di AmoresPerros il duo Alejandro González Iñárritu (regista) e Guillermo Ariaga (sceneggiatore) varca la Frontera e dal patrio Messico sbarca con tutti gli onori a Hollywood. I due trovano un buon budget e un cast di attori di prima fascia entusiasti di lavorare con loro: Sean Penn, Naomi Watts, Benicio Del Toro. Il risultato è 21 grammi, che ricalca la struttura già codificata dei film Iñárritu-Arriaga: tre storie non parallele ma che si muovono in contemporanea nello stesso spazio-tempo e destinate a collidere in un punto, in un minievento che le condizionerà tutte. Cinema del caso e della necessità, ma anche cinema che genialmente ci mostra come un atto minimo può, secondo la teoria del caos, creare imprevedibili effetti a catena sulla nostra vita e quelle altrui. L’implacabile, perfetto congegno narrativo Iñárritu-Arriaga è questo e non altro, sempre riprodotto fino a Babel con estrema coerenza, e sempre molto efficace. 21 grammi, che secondo una teoria esoterica sarebbe il peso che il corpo perde nel momento della morte (il peso dell’anima trasmigrata altrove?), è film cupissimo di incidenti, morti, tossicodipendenze, trapianti. Eppure è stato un enorme successo.
4) Seven. Ci sono molti motivi per vederlo o rivederlo. Innanzitutto perché è di David Fincher, il regista del notevole e molto discusso The Social Network sulla nascita e l’ascesa di Facebook, adesso nei cinema. E poi, perché è uno dei più bei film di sempre su un serial killer (oltre a M, il mostro di Düsseldorf di Fritz Lang e pochi altri), anche meglio dell’ottimo ma sopravvaluto Il silenzio degli innocenti. Ultimo ma non trascurabile motivo per vederlo: è interpretato dalla magnifica coppia Brad Pitt-Gwyneth Paltrow, allora anche fidanzati.
5) Non è un paese per vecchi. Il film dei Coen che ha incassato più soldi, e anche quello che è stato benedetto da una pioggia di Oscar: per il miglior film, la miglior regia, la migliore sceneggiatura non originale. Statuetta, strameritata, anche a Javier Bardem come best supporting actor. Tratto dal romanzo omonimo di Cormac McCarthy, ne conserva tutta l’implacabilità e lo sguardo freddo sulle degenerazioni umane. Texas 1980: un reduce dal Vietnam (che poderosa generatrice di storie è stata quella guerra) riesce a mettere le mani sul malloppo di alcuni narcotrafficanti. Ma questo lo renderà preda di gente che vuole quei soldi, in primis un killer psicopatico che si lancia sulle sue tracce e che a ogni passaggio lascia dietro di sè una pozza di sangue. Che è poi l’invenzione del film che più si è impressa nella memoria collettiva: un Javier Bardem demoniaco e spaventoso (e quel terribile parrucchino in testa) che spappola il cervello delle sue vittime puntandogli in fronte un compressore.
6) Ong-Bak – Nato per combattere. Forse il film thailandese di maggior successo commerciale di sempre, di sicuro uno dei più famosi (ancora non era arrivato lo Zio Boonmee di Apichatpong Weerasethakul a vincere la Palama d’oro e a dividere il pubblico globale tra favorevoli e ferocemente contrari). Un prodotto tipico di quella cinematografia molto vitale soprattutto nei film di genere, dall’action all’horror. Qui un campione di arti marziali se la vede con i soliti cattivi che hanno rubato la testa di un Budda. Il protagonista Panom Yeerum è considerato tra i migliori epigoni Bruce Lee e il regista Prachya Pinkaew un degno erede dei maestri hongkonghesi. Anche per chi non è interessato alle arti marziali, Ong-Bak è l’occasione di fare la conoscenza del cinema made in Bangkok.
7) Il mercante di Venezia di Michael Ratford (il regista del Postino con Massimo Troisi) è una solida, tradizionale messinscena del dramma shakespeariano che dà giustamente spazio a uno strepitoso Al Pacino. Sempre di straordinario interesse, perché Shakespeare affronta un tema sensibile come il rapporto tra cristiani ed ebrei nella Venezia rinascimentale, e più in generale nella cultura d’Occidente. Un dramma antisemita o filosemita? Una domanda che intorno al Mercante di Venezia aleggia da sempre.
8) Bound – Torbido inganno. Girato da Andy e Larry Wachowski nel 1996, ben prima di Matrix, è una storiaccia noir densa e greve, diventata col tempo un culto LGBT, e soprattutto lesbico. La pupa di un gangster diventa amante di una vicina e insieme progettano di portar via al maschio i due milioni di dollari della mafia che lui si ritrova per le mani. Gina Gershon è la lesbica butch, la sua apparizione in tuta working class è folgorante (fa l’idraulica!), Jennifer Tilly è il lato femminile della coppia. Crime story di rivendicazione femminil-lesbica contro il maschio: un intruglio micidiale. Eppure funziona. I fratelli Wachowski se ne fregano del politically correct, vanno giù pesante con gli stereotipi ma riescono a trasformare un film low cost tutto in interni, quasi un kammerspiel, in puro spettacolo.
9) Il servo di scena è di quei film in cui il cinema si mette al servizio del teatro. Non se lo guardino i puristi del cinema-cinema, i teorici del suo statuto di assoluta autonomia da altri linguaggi e altre forme espressive. Chi, come me, cerca di divertirsi e vedere qualcosa di interessante, invece non se lo lasci sfuggire. Tratto da una pièce di buon successo tra anni Settanta e Ottanta, racconta di un attore un po’ trombone (ma quale attore non lo è?) avviato al declino, che nella Londra sotto i bombardamenti tedeschi recita a teatro per un pubblico ansioso di divertirsi e di uscire dalle cantine-rifugio. Ma un giorno, catastrofe, mentre sta per andare in scena il Re Lear il primattore sta male. Panico. Ci penserà il suo assistente tuttofare, il servo di scena, ovviamente omosessuale come vuole il cliché, a blandirlo, a rimetterlo in sesto, a convincerlo a risalire sul palcoscenico. La storia è tutta nel rapporto tra i due, ed è moltissimo. Plot avvincente, battute fulminanti, due attori ai massimi livelli. Con tanto di hegeliana dialettica servo-padrone che non può non farci pensare al Servo di Joseph Losey e Harold Pinter. Il vecchio gigione è quello straordinario attore che si chiama Albert Finney, l’assistente è Tom Courtenay, tutti e due nomi gloriosi del cinema arrabbiato inglese anni Sessanta.
10) Il leone del deserto. Cultissimo. Per anni invedibile in Italia perché ritenuto antipatriottico e denigratorio del nostro paese (più o meno quel che accadde in Francia a La battaglia di Algeri di Pontecorvo) e sdoganato solo in tempi recenti. Un film di propaganda, prodotto e fortissimamente voluto nel 1981 nientemeno che da Gheddafi per celebrare la resistenza libica all’occupazione italiana negli anni di Mussolini. Stavolta gli italiani non son più brava gente, ma sono rappresentati come crudeli colonialisti e sopraffattori, pronti a ricorrere anche ai mezzi più brutali per stroncare la ribellione del Leone del deserto (e futuro eroe nazionale) Omar al-Mukhtar. Massacri, villaggi distrutti, campi di concentramento tra le dune. Certo, è opera di propaganda e di regime, però è un oggetto cinematografico così insolito da meritare la visione. Soldi libici, regista (Moustapha Akkad) di origine araba ma naturalizzato americano, interpreti hollywoodiani e italiani, per farne un prodotto esportabile su tutti i mercati. Il protagonista è un perfetto Anthony Quinn, il perfido Graziani è Oliver Reed, Rod Steiger (per la seconda volta nella sua carriera) è Mussolini, Irene Papas la donna del ribelle. Gastone Moschin e Stefano Patrizi in parti minori.
La classifica continua con:
11. Gattaca, Studio Universal, h. 1,00.
12. La prima cosa bella, Sky Cinema 1, h. 21,00.
13. I magnifici sette, Sky Cinema Classics, h. 0,05.
14. Sesso e filosofia, Cult, h. 0,45.
15. Street Fighter – Sfida finale, AXN, h. 22,50.
16. Phoenix – Delitto di polizia, Rai 4, h. 21,10. FREE
17. Vero come la finzione, Joi, h. 23,30.
18. Schegge di paura, Iris, h. 23,20. FREE
19. Il bacio della morte, Cult, h. 23,00.
20. Dracula (di John Badham), Fantasy Channel, h. 23,45.
21. Il dormiglione, MGM Channel, h. 22,40.
22. Il messaggero – The Haunting in Connecticut, Sky Cinema 1, h. 23,10.
23. Rob Roy, Sky Cinema Mania, h. 21,00.
24. Harrison’s Flowers, Iris, h. 21,00. FREE
25. Jay & Silent Bob… fermate Hollywood!, Comedy Central, h. 21,00.
26. Harry Potter e il prigioniero di Azkaban, Joi, h. 21,00.
27. Romance & cigarettes, Rai Movie, h. 0,50. FREE
28. Il meraviglioso paese, MGM Channel, h. 21,00.
29. Se scappi ti sposo, Premium Cinema Emotion, h. 21,00.
30. Sotto il sole della Toscana, Sky Cinema Family, h. 22,45.
Commento: Film e ancora film anche in questa seconda parte di classifica, e moltissimi i titoli interessanti, soprattutto quelli tra undicesima e ventesima posizione. Gattaca è un sofisticato e stilizzato sci-fi anni Novanta diventato col tempo un culto fashionista; La prima cosa bella, molto trasmesso in questi giorni sulle pay-tv, è il gran successo 2010 di Paolo Virzì, oltre che il film designato dall’Italia a rappresentarci nella corsa all’Oscar; I magnifici sette è il leggendario remake western di un film di samurai di Kurosawa, con una cast maschile stellare (Yul Brinner, Steve McQueen, Charles Bronson, Horst Bucholz); Street Fighter è un tardo Van Damme-movie anni Novanta; Phoenix un duro crime sottovalutato e da recuperare. C’è uno dei primissimi Woody Allen (Il dormiglione) e c’è l’iraniano Mohsen Mahkmalbaf nel suo film più eccentrico (Sesso e filosofia), ambientato addirittura in Kirghizistan. Un paio di Richard Gere (Schegge di paura e Se scappi ti sposo), un Harry Potter, un western classico hollywoodiano (Il meraviglioso paese). Per saperne di più di ogni film, cliccare sul link.