Quantcast
Channel: non è un paese per vecchi – Nuovo Cinema Locatelli
Viewing all articles
Browse latest Browse all 10

FILM STASERA IN TV: gli imperdibili 10 (martedì 15 febbraio 2011)

$
0
0

I migliori film della sera e della notte tv: la scelta è personale. Per vedere la programmazione completa delle varie reti, consultare Film.tv.it. Si prendono in considerazione solo i film che incominciano tra le 21.00 e la 1.0o. Attenzione, la programmazione potrebbe cambiare (prima di vedere un film è meglio controllare, sempre su Film.tv.it, la sua presenza in palinsesto). Buona visione.
La scritta FREE indica i canali non a pagamento.

IMPERDIBILI
1 ex aequo. IL TEMPO DEI LUPI, Cult, h. 23,00.
[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=zmMfzD5uZG4&w=640&h=390]
1 ex aequo. VERSO IL SUD, Cult, h. 1,05.
[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=79sCyasJiHs&w=640&h=390]
2. Spider-Man, Sky Cinema Max, h. 22,45.
3. Hotel Meina, Rai Movie, h. 22,35. FREE
4. Non è un paese per vecchi
, Studio Universal, h. 23,15.
5. Il cammino della speranza
, Rai Movie, h. 0,35. FREE
6. I senza nome, Sky Cinema Classics, h. 0,40.
7. America 1929 – Sterminateli senza pietà, MGM Channel, h. 0,35.
8. Omicidio a luci rosse
, Rai4, h. 23,00. FREE
9. Delta Force
, Sky Cinema Max, h. 0,50.
10. Ritorno a Brideshead
, Sky Cinema Mania, h. 1,10.
Commento:
1 ex aequo. Il tempo dei lupi, Cult, h. 23,00. Il film meno amato, più maltrattato, di Michael Haneke. Non ha avuto premi, e a Cannes non ha ricevuto gli stessi applausi di altri lavori del regista austriaco presentati alla Croisette, come Caché, La pianista o il venerato (e premiato con Palma d’oro) Il nastro bianco. Rivediamolo, allora, questo Il tempo dei lupi, anno 2003, film maledetto e ancor più disturbante del già solitamente disturbante Haneke. Isabelle Huppert con i due figli si ritrova in un paesaggio post-catastrofe, percorso da uomini-lupo pronti a sbranare chiunque minacci la loro sopravvivenza. Non si sa cosa sia successo, ma qualcosa di terribile è successo. Scarseggiano le risorse e per impossessarsene i sopravvissuti sono disposti a tutto. Messa in cinema dell’hobbesiano homo homini lupus. Uno scenario da film di genere, da film apocalittico come se ne sono visti tanti (Mad Max – Interceptor è il primo che mi viene in mente), e che pure ha intrigato un autore dal segno forte come Haneke, come intrigherà qualche anno dopo uno degli autori più alti della narrativa americana, il Cormac McCarthy di The Road. Cast fantastico, oltre a Huppert ci sono Patrice Chéreau e una cult-actress come Béatrice Dalle.
1 ex aequo. Verso il Sud, Cult, h. 1,05. Un altro di quei film belli e importanti mal compresi e presto silenziati, rimossi, quasi oscurati, dunque da afferrare al volo le rare volte che passano in tv. Lo dirige nel 2005 Laurent Cantet, uno dei migliori (e più solitari, appartati) registi del cinema francese, uno che prima di questo Verso il Sud aveva girato Risorse umane e che dopo girerà La classe, con cui vincerà a Cannes la Palma d’oro. Siamo ad Haiti anni Settanta, sotto la dittatura sanguinaria e voodoo dei Duvalier, con le squadracce dei Tonton Macoutes pronte a fare a pezzi a colpi di machete chiunque si opponga al regime. Ma il film di Cantet si muove inizialmente in un’oasi (apparentemente) felice, in un mondo a parte, un albergo di lusso per turisti stranieri che si godono sole e mare lontani dalle baraccopoli. Ma la spiaggia offre un’altra merce speciale, i ragazzi di Haiti, pronti a prostituirsi con le straniere non più giovanissime che vengono dall’America con molti dollari e la voglia di divertirsi, ma anche di autoingannarsi con un simulacro di amore comprato. Cantet ci mostra tre donne, capitanate dalla disincantata Ellen, Charlotte Rampling, una cinquantenne che ai ragazzi di Haiti non chiede più di quello che possono dare, cioè il sesso. Ma Sue no, lei si illude di poter avere anche l’amore. Si contenderanno il gigolò più ambito, Legba, ragazzo intelligente che sa meglio di tutti su quale filo del rasoio ci si sta muovendo. Si arriverà a un finale drammatico. Allora Verso il sud, quando fu presentato a Cannes, fu lanciato come uno scandaloso film sul turismo sessuale femminile. È anche questo, ma è parecchio altro, una radiografia delle relazioni umane e erotiche attraversate dal potere e dal denaro, un teorema freddo sull’impossibilità dell’amore quando ci sia asimmetria tra le parti in gioco, è anche la rappresentazione politica dei rapporti di scambio, di reciproco sfruttamento e fascinazione tra Primo e Ultimo Mondo, tra Nord e Sud. Ma Cantet non stigmatizza, non moraleggia, non demonizza le sue protagoniste, mostra i loro sex affair con pudore e distacco partecipe, segue le tre donne, le pedina, per farci capire cos’è che le muove. I personaggi non sono mai semplificati, mai bidimensionali, anche Legba è molto oltre il cliché del prostituto, e Rampling è formidabile nel conferire profondità alla sua Ellen. Nonostante la materia incandescente, il film è volutamente dimesso, per nulla melodrammatico e fiammeggiante, mai sordido, mai laido. Cantet ha uno sguardo rispettoso. Forse è proprio per questo tono emotivamente depotenziato, quasi cronachistico o da docu antropologico, che il film è ancora più bello e straziante. A un passo dal capolavoro.
2. Spider-Man, Sky Cinema Max, h. 22,45. Uno dei migliori supereroi mai visti al cinema. Il manierista Sam Raimi azzecca tutto, a partire dalla scelta, sulla carta catastrofica e invece vincente, di un non-bello come Tobey Maguire, che con la sua aria da nerd riesce a chiaroscurare e nevrotizzare il suo Uomo Ragno, a dargli uno spessore oltre la bidimensionalità dei comics. Grande il lavoro fatto sulla scenografia, che ricrea un mondo senza tempo in cui confluiscono tecnologie postmoderne, architetture futuristico-langhiane alla Metropolis, reperti e immagini anni Cinquanta (quegli abiti stazzonati, quegli interni, quelle carte da parati).
3. Hotel Meina, Rai Movie, h. 22,35. Nel 2007 Carlo Lizzani, all’erà di 85 anni, manda nei cinema (quei pochissimi che l’hanno proiettato) questo film perfettamente in linea con la sua storia di autore di cinema civile, ma anche di robusto narratore di storie con un stile e un approccio narrativo quasi americano. Hotel Meina ripropone il clima lugubre della repubblica di Salò, che già Lizzani aveva affrontato con molti più mezzi a disposizione in Il processo di Verona (il suo vertice), L’oro di Roma e Mussolini ultimo atto. Un gruppo di ebrei sfollati a Meina, sul Lago Maggiore, in fuga dalla Milano dei bombardamenti, si ritrova intercettato e intrappolato dai tedeschi nell’albergo in cui risiede. Una delle pagine più drammatiche della persecuzione antiebraica dell’Italia mussoliniana e repubblichina rievocata fedelmente, anche se il film, tratto dal libro omonimo di Marco Nozza, si prende qua e là qualche piccola libertà narrativa rispetto ai fatti accaduti. Hotel Meina tiene benissimo, è angoscioso ed è l’ennesima utile lezione su quali efferatezze siano successe in Europa, e in Italia, in quel periodo. Soprattutto il film è importante perché sfata il luogo comune autoassolutorio secondo cui nel nostro paese non ci fu mai una vera persecuzione antisemita. Ci fu, eccome. A Meina un gruppo di ebrei perfettamente integrati, assolutamente italiani, furono prima rinchiusi, umiliati per giorni e giorni, spogliati progressivamente di ogni bene materiale e della dignità, poi massacrati e buttati in fondo al lago. Lizzani riscostruisce passo dopo passo questa scalata verso l’abominio, con le paure, le illusioni, e lo fa da par suo, anche se il budget è quello che è, e si vede, e qualche attore non è all’altezza. Cinema vecchia maniera, certo, ma efficace, solido, senza fronzoli, che ha ancora parecchio da insegnarci e farci vedere.
4. Non è un paese per vecchi, Studio Universal, h. 23,15. Il film dei Coen che ha incassato più soldi (escludendo, ovviamnte, l’attuale, enorme e inatteso successo di True Grit, arivato ai 170 milioni di dollari in America). Anche quello che è stato benedetto da una pioggia di Oscar: per il miglior film, la miglior regia, la migliore sceneggiatura non originale. Statuetta, strameritata, anche a Javier Bardem come best supporting actor. Tratto dal romanzo omonimo di Cormac McCarthy, ne conserva tutta l’implacabilità e lo sguardo freddo sulle degenerazioni umane. Texas 1980: un reduce dal Vietnam (che poderosa generatrice di storie è stata quella guerra) riesce a mettere le mani sul malloppo di alcuni narcotrafficanti. Ma questo lo renderà preda di gente che vuole quei soldi, in primis un killer psicopatico che si lancia sulle sue tracce e che a ogni passaggio lascia dietro di sè una pozza di sangue. Che è poi l’invenzione del film che più si è impressa nella memoria collettiva: un Javier Bardem demoniaco e spaventoso (e quel terribile parrucchino in testa) che spappola il cervello delle sue vittime puntandogli sulla fronte un compressore.
5. Il cammino della speranza, Rai Movie, h. 0,35. Quando gli emigrati clandestini eravamo noi. Quando eravamo noi italiani a varcare di nascosto le frontiere cercando di schivare doganieri e controlli, per approdare in una qualche terra promessa che potesse garantire condizioni di vita meno miserabili. Il cammino della speranza del grandissimo Pietro Germi, 1950, questo racconta: una famiglia di minatori siciliani, di quelli adusi a scavare nelle zolfatare in condizioni disumane, ccerca di raggiungere la Francia valicando le Alpi. Un’odissea – e una volta tanto il termine è pertinente – dove drammi e difficoltà di ogni genere si abbattono sul drappello di migranti. Fu a quel tempo etichettato come film neorealista, ma Germi ha altro stile e altra tempra, guarda più al melodramma, la messinscena è robusta e calcolatissima, costruita secondo una sceneggiatura di ferro (scritta tra gli altri anche da Fellini). Attori tutt’altro che presi dalla strada, da Raf Vallone a Elena Varzi a Saro Urzì. Così eravamo. Da vedere assolutamente.
6. I senza nome, Sky Cinema Classics, h. 0,40. Il penultimo film (anno 1970) di Jean-Pierre Melville, il maestro del noir francese e non solo. Per alcuni Le cercle rouge, questo il bellissimo titolo originale, è il suo esito maggiore. La storia è la solita, quella di una rapina, della sua preparazione, degli imprevisti, dell’inesorabile finale. Ma è lo stile secco fino alla scarnificazione a fare la differenza. Cast da urlo: Alain Delon, Gian Maria Volontè, Yves Montand, Bourvil. Masterpiece.
7. America 1929 – Sterminateli senza pietà, MGM Channel, h. 0,35. Del 1972. Attenti, uno dei primissimi Martin Scorsese, qui prodotto dal boss del cinema indipendente Roger Corman. Il film risente molto del clima radical-rivoluziomnario del periodo in cui è stato realizzato: è una storia di hobos, di vagabondi nell’America impoverita della Grande Depressione, di interminabili viaggi clandestini sui tetti dei treni, di fughe, rapine, sindacalismi e anarchismi. L’incunabolo di un maestro del cinema. I giorni del cielo di Terrence Malick, di parecchio successivo (1978), deve molto a questo semidimenticato film di Scorsese.
8. Omicidio a luci rosse, Rai4, h. 23,00. Forse il film di Brian De Palma che preferisco, insieme a Scarface. Questo, del 1984, appartiene al suo periodo hitchockiano, difatti le citazioni – soprattutto di La finestra sul cortile e La donna che visse due volte – sono abbondanti ed evidenti. Film di genere d’autore, che trasuda da ogni sequenza amore per il cinema (un po’ come Tarantino, però molto prima di lui): per questo non si può non amarlo. Uno dei primi film di Melanie Griffith, figlia di Tippi Hedren, e anche questo è un omaggio a Hitchcock. Ignobile titolo italiano, l’originale è Body Double, ‘Controfigura’.
9. Delta Force, Sky Cinema Max, h. 0,50. Cult assoluto della serata. Action del produttore – qui anche regista – israeliano Menahem Golan, l’uomo che con la sua Cannon Film tra anni Settanta e Ottanta cercò di conquistare il mercato mondiale dei film popolari e di genere. Un gigante del cinema di intrattenimento, un personaggio romanzesco, bigger than life, che il festival di Locarno 2010 ha giustamente celebrato assegnandogli il premio Raimondo Rezzonico per il miglior produttore indipendente. Questo è uno dei suoi film di maggior successo. Delta Force è la squadra di specialisti che riesca a liberare gli ostaggi di un aereo dirottato da terroristi mediorientali. Cast incredibile: Chuck Norris, Lee Marvin e perfino Hanna Schygulla.
10. Ritorno a Brideshead, Sky Cinema Mania, h. 1,10. Ogni tanto ci vuole un’immersione in quel cinema inglese ben fatto – costruito con solide storie, grandi attori e perfette rievocazioni d’epoca – che di solito viene dileggiato e liquidato come iperleccato e illustrativo, ma che resta pur sempre testimonianza di un alto artigianato. Come questo Ritorno a Bridsehead, l’ultima versione cinematografica (2008) del romanzo di Evelyn Waugh, un autore che con il suo dandysmo e il suo disincanto continua a interessarci. Una versione dove si fa più esplicito il legame omosessuale tra i due protagonisti di quanto non lo fosse nella pur bellissima serie tv inglese degli anni Ottanta. Emma Thompson è la madre-matriarca di Sebastian.

CONSIGLIATI

11. Intervista col vampiro, Retequattro, h. 23,20. FREE
12. Il bacio di Venere
, Sky Cinema Classics, h. 23,10.
13. Nikita
, Steel, h. 22,40.
14. Notte prima degli esami
, Sky Cinema Hits, h. 21,10.
15. Amabili resti
, Sky Cinema 1, h. 0,40.
Commento:
11.
Intervista col vampiro, Retequattro, h. 23,20. Sontuosa variazione firmata Neil Jordan sul tema eternamente ritornante (al cinema) dei vampiri. Siamo nel 1994, ancora lontani dai vampiri morbidi e adolescenziali di Twilight. Tratto da un ambizioso romanzo di Anne Rice, Intervista col vampiro mette in scena un aristocrativo succhiasangue di fine Settecento, in turbinoso vorticare tra San Francisco, New Orleans (la città degli zombi, la più caraibica e insieme europea degli Stati Uniti) e Parigi. Tutto parte dagli anni Novanta del Ventesimo secolo allorchè Mr. Lestat, di professione vampiro, rilascia un’intervista ricostruendo la sua storia (lunga, lunghissima, essendo un mai morto). Scorribande temporali e geografiche, da cui si evincono l’intima bontà di Lestat e l’impossibilità per lui di resistere alla propria natura. Vampiro come simbolo della diversità, come allora usava. Barocco e troppo arty, però fu un enorme successo, anche per via del cast che esagerava in belli e bellissimi, Tom Cruise, Brad Pitt, Antonio Banderas e Christian Slater.
12. Il bacio di Venere, Sky Cinema Classics, h. 23,10. Se baci la statua di Venere lei si trasforma in una donna: capita in questo film del 1948. Lui, il baciatore, è Robert Walker, lei, assolutamente credibile come Venere, è Ava Gardner, una delle bellezze più esplosive di tutta la storia del cinema. Commedia musicale con canzoni scritte nientemeno che da Kurt Weill (il Weill americano e post-brechtiano), dunque di qualità stratosferica. E Ava Gardner se la cava anche con il canto. Tutto sommato abbastanza rimosso e dimenticato, vale la pena riscoprirlo.
13. Nikita, Steel, h. 22,40. Non la serie tv, ma il film di Luc Besson del 1990 che ne fu l’origine e la matrice. Nikita (una strepitosa Anne Parillaud) è una povera tossica che finisce in galera e viene recuperata e riprogrammata psicologicamente perché diventi una macchina per uccidere in mano ai servizi segreti. Quando Besson ancora costruiva storie e soprattutto personaggi, e non videogame su grande schermo come fa da un po’ di anni in qua.
14. Notte prima degli esami, Sky Cinema Hits, h. 21,10. Se oggi il cinema italiano sta riguadagnando posizioni e i nostri film sono in testa agli incassi stracciando le megaproduzioni hollywoodiane, il merito è anche di questo Notte prima degli esami di Fausto Brizzi, uno dei primi esempi della nuova commedia all’italiana a sfondare al box office. Era il 2006 e il suo successo sorprese tutti, addetti ai lavori compresi. Rondò di piccoli amori e piccole frustrazioni adolescenziali in un gruppo di amici in attesa della maturità. Di nuovo c’è la freschezza con cui Brizzi tratta la storia e i personaggi, che ricorda più certo cinema anni Cinquanta o dei telefoni bianchi che la commedia della precedente generazione (Verdone ecc.) o quella storica dei Risi, Monicelli, Scola. Lancio di due divetti come Nicolas Vaporidis e Cristiana Capotondi.
15. Amabili resti, Sky Cinema 1, h. 0,40. Peter Jackson torna nel 2009, dopo la trilogia del Signore degli anelli e King Kong, a un piccolo film con una piccola storia. Sceglie uno strano romanzo di Alice Sebold, dove una ragazzina quattordicenne violentata e uccisa sorveglia dall’al di là i familiari in cerca di giustizia e anche di vendetta. Forse è questa dimensione surreal-metafisica ad aver intrigato Jackson, certo è quella che distacca Amabili resti dalla prevedibilità. Il film, dichiaratamente ambizioso e molto atteso, ha deluso però le aspettative e si è rivelato uno di quei dignitosi insuccessi fatti di mezze critiche positive-negative e incassi medi tendenti al basso. La confezione è comunque impeccabile, e una visione televisiva il film la merita sicuramente.

INTERESSANTI
16. I diafanoidi vengono da Marte, Sky Cinema Italia, h. 1,05.
17. La Duchessa, La7, h. 21,10. FREE
18. Quantum of Solace
, Sky Cinema Mania, h. 23,20.
19. Ginger e Fred, Sky Cinema Italia, h. 21,00.
20. Le ali della libertà
, Sky Cinema Mania, h. 21,00.
21. Tre fratelli
, Sky Cinema Italia, h. 23,10.
22. Orgoglio e pregiudizio, Premium Cinema Emotion, h. 0,40.
23. Cercasi Susan disperatamente, Premium Cinema, h. 0,30.
24. Viva! Viva Villa!
, Sky Cinema Classics, h. 21,00.

VEDIBILI
25. La mummia, Premium Cinema Energy, h. 21,00.
26. Siesta
, 7 Gold, h. 23,15. FREE
27. La verità è che non gli piaci abbastanza
, Sky Cinema Hits, h. 21,10.
28. Smoke
, Studio Universal, h. 21,00.
29. People I know
, Premium Cinema Emotion, h. 22,55.
30. Impiccalo più in alto
, MGM Channel, h. 21,00.
31. La morte ti fa bella
, Retequatro, h. 21,10. FREE
32. Sette anime
, Sky Cinema Hits, h. 23,25.



Viewing all articles
Browse latest Browse all 10

Trending Articles